Recuperiamo la prevenzione perduta
Nel periodo del lockdown imposto dal Covid-19 i tumori sono diminuiti. Ma questa non è una buona notizia. Significa in realtà che durante la diffusione del SARS-CoV-2 l’attività oncologica – diagnostica e assistenziale – ha subito un drammatico calo. Significa che tra le vittime del coronavirus va annoverato un numero per ora imprecisato di pazienti per i quali la diagnosi è giunta troppo tardi.«Solo in Italia negli ultimi mesi ci sono state circa 30 mila diagnosi in meno e oltre 300 mila pazienti che devono recuperare controlli, terapie e interventi non urgenti nell’arco del prossimo anno». È questo l’allarme lanciato da Stefania Gori, presidente di Fondazione Aiom e direttore del Dipartimento oncologico Irccs Sacro Cuore Don Calabria – Negrar di Valpolicella.
«Bisogna recuperare il tempo perduto: c’è un calo del 30 % di casi ufficiali, non di malati», ha dichiarato Lucia Del Mastro, oncologa dell’ospedale di Genova e ricercatrice dell’Airc. «La diagnosi preventiva invece cambia la vita, come la ricerca».
Secondo dati del Sondaggio IQVIA, i camici bianchi denunciano diagnosi e biopsie dimezzate del 52%, ritardi negli interventi chirurgici per il 64%, visite pazienti/settimana diminuite del 57%. E pensare che nel 2019, in Italia, sono stati stimati ben 371 mila nuovi casi di cancro… Ecco perché pazienti e Società scientifiche chiedono interventi urgenti, alla luce di una drammatica consapevolezza: i tumori non sono malattie meno gravi del Covid-19.
«È vero: c’è stato un blocco dell’attività di screening e delle visite di controllo», ribadisce Massimo Bellomi, direttore della Radiologia dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. «Tutto ciò è stato causato in parte dallo stop deciso dalle autorità sanitarie per fronteggiare il coronavirus: lo IEO, per esempio, si è concentrato sulla chirurgia oncologica più urgente, accogliendo pazienti anche da altri ospedali impegnati dalla pandemia. In parte poi è accaduto, soprattutto qui in Lombardia, che la gente ha preferito tenersi lontana dagli ospedali, anche se lo IEO ha registrato soltanto 15 casi di infezioni tra il personale sanitario su mille addetti ed è oggi un ospedale Covid-free. In ogni caso abbiamo perso tre mesi di diagnosi precoci, tante mammografie e controlli ai polmoni, e parecchi esami di Diffusion Whole Body. E anche molti pazienti provenienti dal Sud, impossibilitati a viaggiare per le misure di contenimento. Ora cerchiamo di recuperare. E quest’estate non ci sarà alcuna riduzione dell’attività».
Oltre ad aderire agli screening prescritti del Servizio sanitario nazionale (mammografia, Pap-test, ricerca del sangue occulto nelle feci ed eventualmente colonscopia), ognuno di noi ha la possibilità di sottoporsi a un controllo total body, in una singola seduta, per la diagnosi precoce di tutti gli altri tipi di tumori. Un’opportunità offerta proprio dalla Diffusion Whole Body citata dal professor Bellomi, esame che viene messo a disposizione non solo dallo IEO ma anche dal Centro ASC di Castelli Caleppio, in provincia di Bergamo, unica struttura privata in Europa che ha sviluppato questa tecnologia per destinarla alla popolazione sana. Si tratta di una Risonanza magnetica, che non impiega mezzi di contrasto, del tutto priva quindi di effetti collaterali, che permette di analizzare l’intero corpo e di scoprire lesioni tumorali anche di piccolissime dimensioni. Uno strumento di diagnosi precoce unico e prezioso.
La paura della pandemia ci ha insegnato più che mai il valore della prevenzione. Vale adesso la pena di rivolgere la nostra attenzione anche alla più pericolosa delle “pandemie”: il cancro.