preloader

Prevenzione oncologica che fa bene anche a chi sta bene

Prevenzione oncologica che fa bene anche a chi sta bene

Prevenzione oncologica che fa bene anche a chi sta bene

Quando in redazione e arrivato l’invito per visitare il Centro ASC di Castelli Calepio (Bergamo), abbiamo subito capito che era un’occasione da non perdere, visto che si sottolineava l’importanza della “prevenzione oncologica al centro”, assieme a un concetto “rivoluzionario”: la cultura della prevenzione oncologica su persone sane come il primo passo da fare nella lotta contro il cancro, L’incontro sul posto, poi, è stato ricco di spunti interessanti e, soprattutto, della scoperta di realtà già operative nel campo che ci sta a cuore.

La miglior prevenzione possibile.

Si può stabilire quale sia la migliore prevenzione dei tumori? Senz’altro uno stile di vita sano, come raccomandano i medici. E poi i test di screening dei tumori della mammella, dell’utero e del colon, come stabilisce (e fornisce ai cittadini) il Sistema Sanitario Nazionale. Ora è possibile fare un passo in più: è un esame diagnostico che si chiama DWB (Diffusion Whole Body) che permette di scrutare l’intero corpo, senza utilizzare raggi o mezzi di contrasto, quindi in piena sicurezza, e scoprire precocemente la maggior parte dei tumori solidi non indagati con gli screening tradizionali. Si tratta della più recente evoluzione della risonanza magnetica (RM) “total body”, grazie alla quale è possibile effettuare scansioni dell’intero corpo e identificare lesioni fino a 3-4 millimetri di diametro in immagini tridimensionali e assiali ad alta risoluzione. Fino a oggi in Italia esisteva un unico centro (nel mondo sono una decina) che eseguiva esami di questo tipo ad alto volume (circa 1.300 esami nel 2016), presso l’Istituto Europeo di Oncologia, il centro fondato da Umberto Veronesi alle porte di Milano. Qui è stato sperimentato per sette anni e migliorato nelle prestazioni, sia dal punto di vista tecnico, sia nell’interpretazione clinica dei dati ottenuti, utilizzandolo soprattutto nella ricerca di metastasi in persone già ammalate.

La prevenzione per persone sane.

Ora l’esame di Diffusion Whole Body è disponibile, per la prevenzione oncologica nelle persone sane, anche nel nuovo centro di Asc Italia (Advanced Screening Centers) appena inaugurato a Castelli Calepio. in provincia di Bergamo. Gli esami saranno gestiti da specialisti formati presso lo IEO, con la consulenza degli stessi medici che hanno sviluppato la nuova tecnologia. Asc Italia nasce per iniziativa di un pool di imprenditori, già da anni impegnato nella lotta ai tumori, con l’obbiettivo di introdurre la prevenzione avanzata nello stile di vita delle persone sane e con la vocazione, tipicamente lombarda, di mettere l’eccellenza medico-sanitaria a disposizione del maggior numero di persone possibile.

Pur essendo un centro privato a pagamento (il costo dell’esame è di 1.000 E) Asc non ha scopo di lucro: gli eventuali utili- per statuto- potranno, infatti, essere soltanto reinvestiti sia nell’allargamento del centro (è previsto lo spazio per altre due apparecchiature per DWB), sia per finanziare l’accesso, a prezzo basso, ai meno abbienti in una percentuale del 10% del cosiddetto “tempo macchina” (attualmente, il macchinario esegue 1.800 esami all’anno).

La “scatola magica” ebbe origine da un articolo.

L’idea si deve ad un articolo di giornale incentrato sulla ricerca, che aveva attirato l’attenzione del figlio delta signora Piera Esposito. Dopo averne parlato in famiglia, si pensò a come poter aiutare concretamente i ricercatori, con strumenti che non si riducessero a mera beneficenza.

Presidente Esposito, è nato così il progetto Asc?

«Esattamente. Nell’articolo si parlava dello leo, l’Istituto Europeo di Oncologia, e della necessità di maggiori risorse per la ricerca sul cancro. Così la nostra famiglia ha contattato lo leo e abbiamo concordato di finanziare alcune borse di studio per giovani ricercatori».

E avete “scoperto” la Diffusion Whole Body.

«Sì, anche perché abbiamo visto che due dei ricercatori di cui finanziavamo le borse di studio venivano formati a studiare i risultati di questa nuova macchina, che Umberto Veronesi aveva definito una “scatola magica”. Ci siamo informati per capire che cosa fosse quella “scatola magica” e abbiamo appreso che serviva a scoprire i tumori quando erano ancora molto piccoli, in modo che potessero essere curati con più probabilità di successo. Ci dissero anche che all’ospedale la DWB veniva utilizzata soprattutto per scoprire te metastasi o l’evoluzione della malattia in pazienti già in cura. Ma, contemporaneamente, i medici ci dissero che la macchina poteva anche rivelarsi utile per la prevenzione nella persona sana, perché l’esame non comportava l’uso di radiazioni o mezzi di contrasto e quindi era privo di rischi. E questa idea, di poter fare una “fotografia” di tutto il corpo che rivelasse per tempo le eventuali alterazioni, ci sembrò affascinante».

Pertanto, avete pensato di comprare un’altra macchina come quella.

«Abbiamo deciso di costruire un centro diagnostico che sfruttasse questa nuova straordinaria tecnologia e l’esperienza maturata in sette anni dai medici dello leo, e offrisse questa opportunità di prevenzione °teologica a un numero più ampio possibile di persone. Abbiamo coinvolto nell’iniziativa altri sei imprenditori della zona e costituito una società con dieci soci. E così, in due anni, e nata Asc, cori un investimento di cinque milioni di curo. In realtà, il centro è predisposto per tre apparecchiature, perché speriamo di implementare in breve tempo l’offerta diagnostica».

Una domanda scomoda ma necessaria: Asc, che è una società privata di imprenditori, vuole realizzare degli utili?

«L’operazione non ha assolutamente scopo di lucro. Abbiamo costituito la società come “start up innovativo”, perché ne ha tutte le caratteristiche e perché questa forma societaria permette di accedere a prestiti agevolati europei. Inoltre, la normativa delle “Startup Innovative” prevede per i primi quattro anni che gli eventuali utili siano obbligatoriamente reinvestiti, il che è esattamente quello che vorremmo fare noi. Poi abbiamo inserito nello statuto una norma che rende questo obbligo permanente, in sostanza, la società avrà un equilibrio economico o gli utili serviranno per ampliare il centro e ridurre, se possibile, il costo dell’esame».

Quale sarò il prezzo?

«All’inizio, come già accennato, sarà di 1.000 euro per esame. Sappiamo che è un prezzo che pochi possono permettersi. D’altra parte, il costo dell’apparecchiatura e quelli di gestione sono davvero elevati. Chiunque abbia eseguito una normale Risonanza Magnetica, pagandola privatamente, sa quanto costa. Per questo abbiamo deciso di riservare il 10% del “tempo macchina” per esami a un prezzo, diciamo cosi, “politico”: circa 200 euro, da proporre alle persone meno abbienti, per le quali ci sarà un’apposita lista d’attesa. Anche questa quota verrà finanziata con i ricavi. Col tempo, se avremo successo, cercheremo, corno dicevo, di abbassare il prezzo; teoricamente è possibile scendere fino a 600 euro ad esame».

L’iniziativa ha quindi una valenza sociale?

«L’obiettivo sociale di promuovere la prevenzione oncologica primario, me sarà declinato con spirito imprenditoriale».

 

Un grande passo avanti nella diagnosi precoce.

Una necessaria premessa viene fatta dal professor Massimo Bellomi, direttore della Divisione di Radiologia dello leo: «Per quanto riguarda il nostro acronimo (ASC), la “S” di Screening non è esatta, perché noi non facciamo screening, bensì effettuiamo diagnosi precoce, ‘Inoltre – continua Bellomi – non intendiamo sostituirci agli esami di screening che si fanno alla popolazione, ma vogliamo dedicarci in modo particolare e quegli esami che sono più «dimenticati».

Le previsioni di Umberto Veronesi.

Uno studio pubblicato su Annals of Oncology stima che nel 2014 in Europa saranno evitati 210mila morti per cancro grazie alla prevenzione. Il perché è ormai risaputo, ma vale la pena di ripeterlo: più un tumore è piccolo, maggiore è la sua probabilità di guarigione. E minore è il rischio degli effetti collaterali delle terapie. Così scriveva nel 2014 su L’Espresso Umberto Veronesi, che individuava due strade maestre por la diagnosi precoce: l’imaging molecolare, che permettesse di individuare marker turameli nel sangue e l’evoluzione della risonanza magnetica. «Una grande rivoluzione è intanto già in atto – continuava Veronesi – grazie alle prime applicazioni di un nuovo esame: la Diffusion Whole Body. Studiando una tecnica che permette di individuare cellule molto vicine fra loro – come sono quelle dei tessuti tumorali – i radiologi e fisici dell’Istituto Europeo di Oncologia, collaborando con gli altri due centri al mondo, hanno messo a punto un esame in grado di identificare tumori di soli 3 o 4 millimetri, senza usare radiazioni.

Allo leo usiamo la DWB dal 2009, sottolinea Bellomi. Siamo stati tra i primi al mondo; in Europa abbiamo iniziato in contemporanea a due ospedali londinesi, il Royal Madsen e il Mount Vernon. La utilizziamo soprattutto per seguire i malati, per controllare chi è ad alto rischio di recidiva, per cercare eventuali metastasi e anche per le donne in gravidanza ed i pazienti molto giovani, perché l’esame non comporta radiazioni o mezzi di contrasto. Fin dall’inizio l’idea era di utilizzarla anche per la diagnosi precoce nelle persone sane, perché pensiamo possa essere un ottimo strumento di diagnosi precoce, ma ovviamente riusciamo a faro pochi esami di questo tipo, perché dobbiamo dare la precedenza ai malati.

Sappiamo che non può essere proposta come uno screening per la popolazione in generale, per i costi elevati, ma sappiamo che la diagnosi precoce è sempre vantaggiosa. La DWB non sostituisce gli screening tradizionali o consolidati (mammografia e Pap test per i tumori femminili, e i controlli del colon), ma si può aggiungere ad essi, perché ha il vantaggio di far indagare in un solo esame tutti gli altri distretti corporei non sotto posti a screening, in particolare fegato, ossa, pancreas. Con questa metodica troviamo le alterazioni prima che diano dei sintomi, quando cioè è ormai tardi per intervenire efficacemente-.

Ma come funziona esattamente questa “scatola magica”, come lo stesso Veronesi aveva definito la DWB in un’intervista al Corriere dalla Sera?

La DWB è un esame di risonanza magnetica total body, capace cioè di “leggere” in un sol colpo l’intero corpo – spiega Giuseppe Petralia, radiologo dello leo, specialista che fin dall’inizio ha studiato le caratteristiche del nuovo esame. L’evoluzione di un’apparecchiatura normalmente in commercio, che è stata “ricalibrata” per la rilevazione dei tumori. Noi stessi, in collaborazione con gli altri colleghi che nel mondo la usano, abbiamo apportato nuove configurazioni, hardware e software, che ne hanno migliorato le prestazioni. Sia per soddisfare le nostre esigenze cliniche sia per ridurre il tempo dell’esame, che all’inizio era motto lungo e che ora può durare circa 30 minuti. Come tutte le RM non utilizza radiazioni e non richiede l’uso di mezzo di contrasto. È quindi un esame non invasivo e del tutto priva di rischi biologici.

Si basa su un’idea concettualmente semplice, poiché l’esame rileva movimento delle molecole d’acqua, che quando sono “Intrappolate in un tessuto ipercellulare risultano “brillanti” alla risonanza magnetica Nel tessuto canceroso, che è appunto ipercellulare, le molecole d’acqua sono più vicine tra loro, si addensano. Questo permette, attualmente, di rilevare alterazioni cancerose di 3-4 millimetri, sufficientemente piccole per un’efficace diagnosi precoce. E non solo: la visione d’insieme che si ottiene, con immagini panoramiche e tridimensionali, amplia le possibilità di analisi cliniche.

E quali sono i limiti della Diffusion Whole Body?

Attualmente l’esame è predisposto per non sovrapporsi agli screening raccomandati – spiega Petralia «Nel caso della mammella, per esempio, ha una capacità di analisi inferiore alla mammografia. Per quel che riguarda il tumore del colon, la DWB non è efficace. Il vero limite comunque sta nel fatto che per analizzare i risultati occorre un addestramento specifico e molta esperienza, perché le informazioni fornite sono tantissime e bisogna imparare a selezionarle. Solamente un’adeguata competenza può limitare il rischio di sovradiagnosi, di “falsi positivi”, con tutto quel che essi comportano. Nella nostra esperienza allo leo, tuttavia – è bene precisarlo – la percentuale di falsi positivi accertati è bassissima.

Esistono peraltro ancora pochi studi pubblicati riguardanti le applicazioni della DWB su persone sane, visto che la tecnica è nata pochi anni fa. Ci sono studi riguardanti alcune applicazioni specifiche: un nostro lavoro allo leo, per esempio, riguarda la ricerca di metastasi da melanoma con tale metodica. Certamente, i dati di questo nuovo esame utilizzato soltanto per i sani saranno oggetto di uno studio epidemiologico e saranno pubblicati quanto prima, appena saranno quantitativamente significativi. E non siamo i soli a lavorare in tal senso: in Germania è in corso dal 2013 un gigantesco studio prospettico che si chiama NAKO (National Cohorto) in cui è previsto che 200mila cittadini sani saranno sottoposti ad una serie di test, tra i quali la Whole Body per circa 3omila persone in 5 centri diversi.

 

Autore: Minnie Luongo

Testata: Prevenzione Tumori