Diffusion whole body, apre un centro di prevenzione oncologica in soggetti sani
Torna, con un nuovo ruolo, la “scatola magica” di Umberto Veronesi. Così 7 anni fa il grande oncologo milanese aveva definito in un’intervista rilasciata al “Corriere della sera” il primo esemplare al mondo di risonanza magnetica (Rm) in grado di eseguire la “Diffusion whole body” (Dwb). Dalla sua inaugurazione nell’Istituto europeo di oncologia (leo), la metodica è stata usata principalmente per approfondimenti in soggetti già colpiti dalla malattia.
Da poco però è stato inaugurato un nuovo centro in provincia di Bergamo (località Castelli Calepio) dedicato all’esecuzione della Dwb per la prevenzione oncologica in persone sane, secondo cioè la filosofia preconizzata da Veronesi di diagnosi precoce del tumore, quando questo è ancora asintomatico e il suo trattamento ha più chances di successo. La tecnica consente una scansione dell’intero corpo, permettendo di identificare lesioni di minime dimensioni, fino a 3-4 millimetri di diametro, in immagini tridimensionali e assiali ad alta risoluzione.
La metodica in questi anni allo leo è stata continuamente sperimentata e migliorata nelle prestazioni tecniche e nell’interpretazione clinica dei dati ottenuti, impiegata soprattutto nella ricerca di metastasi di pazienti con tumore primario noto, e nel nuovo centro gli esami Dwb sono gestiti da specialisti formati allo leo. «Allo leo usiamo la Dwb dal 2009» ricorda Massimo Bellomi, primario di Radiologia dello leo. «La usiamo soprattutto nel monitoraggio dei malati, per controllare chi è ad alto rischio di recidiva, per cercare eventuali metastasi e anche per le donne in gravidanza e i pazienti molto giovani, in quanto l’esame non comporta l’uso di mezzi di contrasto né l’esposizione a radiazioni» al contrario della tomografia a emissione di positroni (Pet), rispetto alla quale la DWB presenta valori sovrapponibili di sensibilità (intorno al 90%) e di specificità. La Dwb non sostituisce gli screening tradizionali e consolidati, puntualizza Bellomi. È invece un esame a livello individuale che li può integrare «perché ha il vantaggio di indagare in un solo esame tutti gli altri distretti corporei non sottoposti a screening, in particolare i cosiddetti “organi orfani” quali fegato, ossa, pancreas, linfomi». L’esame non è efficace, invece, nel tumore del colon e della mammella, in cui ha una capacità di analisi inferiore alla mammografia.
La Dwb, spiega Giuseppe Petralia, vice primario radiologo allo leo, attraverso l’acquisizione di immagini pesate in diffusione, «rileva il movimento delle molecole d’acqua che, quando sono “intrappolate” in un tessuto ipercellulare, risultano “brillanti” alla Rm. Nel tessuto canceroso, che è appunto ipercellulare, le molecole d’acqua sono più vicine tra loro, si addensano. Questo permette, attualmente, di rilevare alterazioni cancerose di 3-4 millimetri, sufficientemente piccole per un’efficace diagnosi precoce». Il “limite” principale della Dwb, afferma Petralia, «sta nel fatto che per analizzare i risultati occorre un addestramento specifico e molta esperienza, perché le informazioni fornite sono tantissime e bisogna imparare a selezionarle. Solo un’adeguata esperienza può limitare il rischio di sovradiagnosi o di “falsi positivi”, con tutto quel che comportano. Nella nostra esperienza allo leo, tuttavia, la percentuale di falsi positivi accertati è bassissima». Dai dati di letteratura, in particolare, il tasso dei falsi positivi con la Dwb si attesta al 9,6% e quello dei falsi negativi al 10,2%. L’esame dura 30 minuti, ma si pensa di riuscire con lo sviluppo tecnologico di portarlo a 15 minuti. Mentre l’esame allo leo, rientrando nei protocolli di approfondimento diagnostico, è a carico del Ssn, la Dwb su soggetti sani è a totale carico del cittadino.
Autore: Redazione
Testata: Doctor 33